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al testo di Annalisa Scialpi
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Nello stupendo fragore di un teatro biancheggiante, le strade traboccano farneticanti inedie tra le cupole i palazzi che stringono Roma in una morsa di bellezza brutale e impietrita.
Solitudini astrali boccheggiano, feroci, nei camerieri rapaci all’angolo dei ristoranti, o tra botteghe scoloranti in epiche memorie di fasti andati;
La morte serpeggia in filigrane d’occhi nuotanti su derelitti volti e sembra che la somma dei cieli abissali porti una musica grave sulle baracche, tra i rifiuti.
E che un altro cielo, oscuro, impiombato se la rida della grazia, della bellezza e degli eccessi di una città bella e invereconda che, come un Cristo mai morto e mai risorto sembra prendere, su sé, tutte le piaghe del mondo. |
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